IDE

Come la scrittura di un romanzo non richiede solo una macchina da scrivere, ma ricerche bibliografiche, confronti, selezione e riuso di porzioni di altri testi, così la scrittura di codici sorgenti è un’attività più complessa della semplice pressione di tasti davanti ad un monitor.

E’ da questa constatazione che nascono gli IDE (Integrated Development Environment). Sono ambienti di sviluppo – non più solo di scrittura – che mettono insieme tutte le funzionalità utili per la progettazione e scrittura di un codice sorgente.

Qui l’oggetto principale non è più il pezzetto di codice, ma il progetto complessivo, che può essere composto da centinaia o migliaia di file diversi, anche scritti in linguaggi diversi. Un progetto che può essere condiviso tra diversi sviluppatori e quindi deve poter essere gestito tramite un Concurrent Versioning System come Subversion o Git.

Gli IDE sono programmi grossi, complessi, il cui apprendimento richiede tempo. Quando un programmatore ha scelto un IDE di solito tende ad usarla per tutto il suo lavoro, perché l’investimento di tempo che è stato necessario per apprenderne l’uso è importante. La disposizione delle finestre sullo schermo, i nomi dei menù e degli elementi dei menù, la logica generale possono essere molto diverse da un IDE all’altro, e raramente si ha voglia di ricominciare sempre da capo.

Come si può facilmente immaginare, gli IDE hanno un ruolo centrale cultura dei programmatori. Scegliere o un IDE è una questione non solo tecnica, ma culturale. Chi usa Eclipse di solito non usa Netbeans, chi usa Visual Studio non usa IntellijIDEA: un po’ come per i linguaggi, ci sono partiti pro e contro.

Visual Studio
Source: Originale
Naturalmente i primi programmi per scrivere codice erano molto meno abbaglianti, senza essere per questo meno banali. Anzi: alcuni di questi, anche se definiti semplicemente Editor, erano ambienti complessi e sofisticati che permettevano di fare molto altro oltre a scrivere codice.

Scegliere di usare un editor oppure un IDE definisce il programmatore in un certo modo, lo colloca in una categoria precisa.

C’è chi ritiene che più lo strumento è potente, meno libertà viene lasciata all’utente; c’è chi al contrario ritiene che la programmazione sia un’attività troppo complessa per essere affrontata con le proprie forze.

Si tratta insomma della opposizione universale che c'è in ogni campo di attività umana tra chi privilegia lo strumento e chi privilegia la competenza, tra chi non va in montagna senza un'attrezzatura da migliaia di euro e chi ci va con paio di vecchi scarponi.

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Versione: 14/02/2022 - 16:45:05

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