Programmi per scrivere programmi

Per inviare una stringa di comandi ad un computer serve un programma che sia in grado di ricevere segnali da una tastiera e metterli in coda.

Uno dei primi pezzi del sistema operativo Unix fu ed, cioè l’Editor lineare, scritto da Ken Thompson nel 1969.

Ma presto divenne evidente che per scrivere un programma complesso modificare una riga alla volta non era sufficiente: l’unità della riga è troppo limitata. Nasce l’idea di codice sorgente come testo, che va pensato, visualizzato e modificato nella sua interezza, esattamente come il testo di una lettera o di un romanzo.

Provate a immaginare la differenza tra una lettera dettata ad uno scrivano e una lettera scritta. Nel primo caso bisogna avere in mente tutto il testo e dirlo una frase per volta; nel secondo caso si può partire da uno schema, oppure iniziare dalla fine, e poi tornare indietro ed intervenire su ciò che è stato già scritto.

Elaborare significa salvare, caricare, stampare, ma anche cercare, sostituire, spostare; ma per poter leggere e capire un codice sorgente (che può raggiungere facilmente le decine di migliaia di righe anche per un modulo semplice) occorre anche impaginare, evidenziare.

Queste funzionalità stanno a metà tra lo strumento e il linguaggio, nel senso che appartengono all'ambiente ma si adattano al linguaggio di programmazione usato. L'Evidenziazione del codice è possibile e sensata se il programma di scrittura conosce il linguaggi di programmazione e sa quali sono i termini che vanno resi più visibili di altri.

Un altro esempio è l’autocompletamento: quando il programmatore comincia a scrivere una parola, l’editor le/gli propone il termine del linguaggio più vicino, utilizzando non solo il lessico standard del linguaggio (che di solito è piuttosto piccolo), ma anche le parole inserite in precedenza nel testo, ad esempio i nomi di variabili o di funzioni.