Stanze

Arte non è solo la grande arte, ma anche quella dell'artigiano, quella a cui si riferiva Pierre Levy quando diceva che la programmazione va inserita tra le belle arti. L'artigiano ha piacere a fare una bella opera, anche indipendentemente dal valore di mercato della sua opera.

Allo stesso modo anche un programmatore quando lavora ad un codice sorgente, suo o di altri, si diverte nel leggere il codice, nel percorrerlo con gli occhi, nel rifinirlo o riscriverlo.

E' un piacere che non ha a che fare con l'efficienza o la velocità, ma proprio con la disposizione degli elementi sullo schermo: i paragrafi, le frasi, le parole. Un piacere che assomiglia - o forse deriva - da quello che si prova a leggere una poesia, quando gli elementi del testo (a prescindere dal loro significato e dalle emozioni che provoca) si richiamano, si oppongono, creano della relazioni puramente formali. Una poesia è ritmo, è dinamica, è sorpresa. Insomma, è un piacere che potremmo chiamere "estetico".

E' un po' quello che succede quando si gioca: c'è il desiderio di vincere, di prevalere sugli altri, o su se stessi; ma c'è anche il gusto nel vedere come improvvisamente una configurazione regolare viene rimessa in discussione da un evento casuale, come il risultato di un lancio di dadi o dell'estrazione di una carta. Se nel gioco ci fossero solo regole, sarebbe totalemente prevedibile e noioso. Se ci fosse solo il caso, sarebbe totalmente imprevedibile e ugualmente noioso.

Costruendo un codice sorgente in qualche modo si "gioca", si immagina una strategia, si dispongono frasi e parole in posizioni precise, che hanno un effetto estetico oltre che uno pratico.

Questo, in fondo, è il motivo per cui scrivere programmi è un'attività così piacevole, per cui i programmatori continuano a esercitarla anche nel weekend, la notte, o dopo essere andati in pensione. Programmare può essere un lavoro molto stressante e stancante, ma è anche un lavoro bellissimo.